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Negli ultimi anni, il rispetto e la protezione degli animali e il loro benessere hanno assunto un interesse sempre maggiore nel mondo degli allevamenti da latte (bovini, bufalini, ovine e caprini). Anche l’Unione Europea è attenta alla protezione degli animali,...
Negli ultimi anni, il rispetto e la protezione degli animali e il loro benessere hanno assunto un interesse sempre maggiore nel mondo degli allevamenti da latte (bovini, bufalini, ovine e caprini). Anche l’Unione Europea è attenta alla protezione degli animali, in quanto riconosciuti essere senzienti. Infatti, nell’articolo 13 del Trattato di Lisbona, in vigore dal 1° dicembre 2009, si legge: “Nella formulazione e nell’attuazione delle politiche dell’Unione nei settori dell’agricoltura, della pesca, dei trasporti, del mercato interno, della ricerca e sviluppo tecnologico e dello spazio, l’Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale”.
A livello internazionale, a fianco dell’Unione Europea, si è mossa anche la Federazione Internazionale del Latte, con sede a Bruxelles, tramite documenti, comitati permanenti e soprattutto durante gli annuali Vertici Mondiali del Latte. Facciamo il punto sulla situazione nazionale con il dottor Luigi Bertocchi del CReNBA dell’IZSLER di Brescia, che interverrà anche nella tavola rotonda di giovedì 26 maggio.
Da oltre un decennio spesso si parla a proposito e, talvolta a sproposito, di benessere animale. Qual è realmente il livello di benessere animale degli allevamenti bovini da latte italiani?
La risposta non può essere immediata in quanto il concetto di benessere animale è spesso collegato alla sensibilità delle singole persone e naturalmente ogni individuo ha un suo livello di sensibilità dovuto all’ambiente in cui si è formato. Dal punto di vista squisitamente scientifico, il benessere animale è correlato allo stato sanitario, biologico ed emotivo degli animali, e se facciamo un’analisi di questi fattori possiamo asserire che le nostre bovine da latte godono in linea di massima di un discreto livello di benessere.
Il benessere delle bovine lattifere è misurabile? Con quanti e quali parametri? Tali parametri sono uniformi o diversificati a seconda dell’Ente di emanazione?
Il benessere animale si misura attraverso la valutazione del rischio. Più elevato è il rischio di subire gestioni o ambienti non idonei alle caratteristiche psicofisiche dell’animale, minore sarà il livello di benessere. Conseguentemente, i parametri per la misurazione del rischio benessere sono, da un lato, quelli che analizzano l’idoneità delle strutture e del management, e dall’altro, quelli che esprimono lo stato di adattamento degli animali. Più gli animali si adattano alle condizioni ambientali di stabulazione, maggiore sarà la qualità della loro vita. Il sistema migliore per valutare il benessere animale è quindi quello che considera il maggior numero di aspetti, scientificamente correlati al benessere, diversificati fra cause ed effetti e valutati in relazione al loro potere di ridurre o migliorare la condizione fisica ed emotiva degli animali. Il peggior sistema, per contro, è quello che si basa su pochi parametri di valutazione, collegati più alla personale interpretazione del concetto di benessere animale che all’evidenza scientifica zootecnica e veterinaria.
Ci sono esempi positivi di miglioramento concreto ottenuto?
Credo di sì, a mio parere, negli ultimi 10 anni il lavoro svolto dalla ricerca ha chiarito molti aspetti importanti del benessere animale, aiutando le filiere e gli allevatori a definire corrette strategie operative che hanno portato a un miglioramento delle condizioni sanitarie e biologiche degli animali. I segnali forniti da alcuni indicatori di benessere, come la costante riduzione del contenuto di cellule somatiche del latte o il minor tasso di mortalità degli animali, testimoniano a favore di un progressivo miglioramento.
Su Internet si trovano marchi di certificazione del benessere animale, come riconoscere quelli veri e quelli farlocchi?
Su internet, come su qualsiasi mezzo di comunicazione di massa, la validità dei sistemi che supportano marchi ed etichette si può valutare cercando la citazione delle basi scientifiche che devono essere riportate a supporto del lavoro di valutazione. Ogni condizione strutturale, ambientale o animale, prevista per definire la condizione di benessere deve essere riportata citando le fonti di ricerca capaci di dimostrarne il collegamento, positivo o negativo, con la qualità della vita degli animali. Se non si trovano questi riferimenti, la valutazione diventa soggettiva e, quindi, priva di una validità che vada oltre le ragioni o gli interessi personali di chi l’ha messa a punto.
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